LE DONAZIONI

Braccio a braccio.

La prima donazione dell’AVIS di Mantova viene fatta il 16/10/1952; l’emozione è forte.

La prima donazione dell’AVIS di Mantova viene fatta il 16/10/1952: è una trasfusione diretta, “braccio a braccio”, l’unica possibile. In questi primi anni il donatore si trova vicino ad una partoriente, ad un bambino, ad un reduce mutilato, ad un ferito… l’emozione è forte.

“Mangoni Aldo per salvare una giovane madre ha voluto fare una seconda trasfusione anzitempo”, si legge dai verbali del 1955, ma sono moltissimi gli episodi di una generosità così pura ed entusiasta, che meriterebbero di essere maggiormente conosciuti.

E dopo la donazione? Un bicchiere di Marsala e due uova crude; ma ci sono anche “donatori di maggiore appetito”! ai quali il Direttore Sanitario concede un “Buono” per un pasto completo (una minestra, due piatti di carne con contorno litro di vino, pane a volontà). E qualcuno prova a presentarsi con la famiglia, ma dovrà accontentarsi di un solo buono – pasto!

Ai soldati di stanza a Mantova che si rendano disponibili alla donazione nei momenti di carenza di sangue, vengono offerti: “un panettone Motta da gr. 300 ed una bottiglia di vino”.

“Mangoni Aldo per salvare una giovane madre ha voluto fare una seconda trasfusione anzitempo”, si legge dai verbali del 1955, ma sono moltissimi gli episodi di una generosità così pura ed entusiasta, che meriterebbero di essere maggiormente conosciuti.

Siamo nei primi anni cinquanta ed il “boom economico” non ha ancora cancellato una certa indigenza, conseguenza della guerra. In seguito, infatti, queste consuetudini saranno sostituite dalla più semplice offerta di una colazione calda, così come avviene ancora oggi-

Fin dalla sua nascita l’AVIS di Mantova dimostra una grande attenzione sia per i singoli Avisini che per la qualità della vita associativa.

Nasce un “Consiglio di assistenza ai volontari (1)” per gli Avisini bisognosi in difficoltà:
si provvede a sussidi o ad elargizioni (2);

  • Si distribuiscono i campioni gratuiti di medicinali, dati in omaggio ai medici dalle case farmaceutiche;
  • E si cerca un posto di lavoro per gli Avisini disoccupati.

Inoltre il consiglio cerca di contattare “i padroni per le ore perse e non parole”, perché sia concessa una giornata di riposo per chi dona (purché non si assentino troppe persone lo stesso giorno)(3).
Ma l’AVIS di Mantova nasce anche all’insegna di un grande rigore morale: essere Avisino non significa solo donare, ma anche conformarsi ad un modello di vita(4): si sospende chi si dimostra litigioso, verbalmente aggressivo, scorretto nei rapporti con i malati e con i loro familiari, così si rafforza una coscienza sociale e si afferma un’immagine dell’AVIS che raccoglie sempre maggiori consensi: aumenta sia il numero dei donatori che dei sostenitori.

Negli anni ’50, l’età massima per iscriversi all’AVIS è di 70 anni, età riconosciuta anche dall’Associazione Infortuni, nonostante il Direttore Tecnico Dr. Izzo non sia d’accordo (oggi tale età è compresa tra i 18 ed i 65 anni).

Con il 1960 (verbale 24/5/1960) l’ospedale “Carlo Poma” sospende definitivamente la ricerca di donatori occasionali.

Sotto il pressante ed accresciuto bisogno di sangue e di tempestività nelle trasfusioni, ovunque se ne offrisse l’opportunità, anche a Mantova si passa dalla donazione diretta a quella indiretta. Il salto di qualità nel rapporto donatore-ricevente è notevole: viene a sparire il contatto diretto con il malato e il sangue viene prelevato, conservato in flacone, tipizzato e conservato all’Ospedale “Carlo Poma”. Ma se cambia la natura del rapporto, non cambia lo spirito con cui gli Avisini continuano nel loro impegno di donazione e di proselitismo: il loro numero continua a crescere e la loro disponibilità si manifesta in ogni occasione.

Osserviamo, uno per tutti, l’elenco delle donazioni fatte nel 1955 (Relazione Annuale del Presidente Cesare Boccafoglia); furono 1461 così ripartite:

  • 682 all’ospedale civile “Carlo Poma” di Mantova
  • 544 all’Emoteca dell’AVIS
  • 92 agli ospedali della Provincia
  • 58 alle case di cura di Mantova
  • 12 in case private
  • 41 all’Istituto Sieroterapico di Milano
  • 10 alla Clinica Universitaria di Parma
  • 2 all’ospedale di Bolzano (donatori in visita alla città)
  • 1 al Centro Trasfusionale di Verona (donatore in visita alla città)
  • 1 al Centro Trasfusionale di Nizza (donatore in visita alla città)
  • 18 all’autoemoteca venuta da Milano in occasione della festa sociale dell’AVIS di Mantova.

I dati parlano da soli non ci sono campanilismi o confini che dividono, ma predomina lo spirito di appartenenza all’AVIS e del servizio all’ammalato, ovunque e chiunque esso sia.

L’Avis si attiva “per la creazione di un centro trasfusionale che provvedesse al periodico prelievo e alla conservazione del plasma. Ne è propugnatore e realizzatore, nel 1954, il dott. Alfonso Izzo, lui stesso donatore, che si è avvalso della valida e fattiva collaborazione di suor Domenica” (Da “La Stilla”, Luglio-Settembre 1977).
A metà degli anni ’60, l’AVIS si doterà di un’autoemoteca: si tratta di una corriera dell’APAM che in passato aveva percorso la linea Mantova-Grazie, e che è stata attrezzata per i prelievi volanti: la “Maristella“. Il suo battesimo avverrà in Piazza Erbe con la benedizione del Vescovo e alla presenza delle autorità. Vi lavora un’équipe di volontari sotto la guida del dott. De Maria, un personaggio affabile, pronto allo scherzo ed al dialogo, cordiale e cameratesco, che impronterà così anche i rapporti tra i volontari. Alberto Camurri, che -fece parte di questa équipe fin dall’inizio, ricorda alcuni compagni: il Fantinati, le Marchesi, madre e figlia, il Baldassarri, tutta la famiglia Monici (padre, madre e due figlie), la Berini, Ivano Brindani5 e l’autista Gilberto Magri. (occasionalmente se ne aggiunsero altri, ma si rammarica di non ricordarli tutti).

Durante la settimana, il gruppo si incontra per preparare i “set per il prelievo”, fare il consuntivo delle donazioni prelevate e portate all’Ospedale6 e prepara le uscite. Dal 18 Marzo (S. Anselmo) al 4 Novembre (Festa Nazionale), per sette mesi ininterrottamente, il calendario della “Maristella” è fitto di appuntamenti: tutte le Domeniche, le manifestazioni e le sagre di paese. Ben riconoscibile, raggiunge le piazze e subito l’équipe si mette a disposizione dei cittadini, per fare propaganda, per raccogliere donazioni o anche solo per una chiacchierata o un consulto medico gratis. Le persone si avvicinano volentieri: incoraggiate con simpatia o spinte dalla curiosità o per semplice spirito di emulazione: molti diventano donatori occasionali. Viene rilasciato loro un tesserino provvisorio, che ha lo scopo di farli sentire già membri della grande famiglia Avisina: e infatti molti diventeranno poi donatori periodici. Gli Avisini della “Maristella” sono attenti ad individuare quelli che appaiono più motivati, prendono contatto, tornano a trovarli durante la settimana, vincono con la propria competenza e disponibilità dubbi. incertezze e titubanze7.

Dal 1971 il Centro di Raccolta dell’AVIS si sposta in Via Principe Amedeo n° 35. E’ un appartamento in cui i vari locali sono adibiti ad ambulatorio e a sede dell’Associazione; vi si eseguono esami, controlli sanitari e prelievi ai donatori di città mentre l’ospedale provvede alla conservazione e alla distribuzione dei flaconi) e si promuove la propaganda. In provincia vanno le équipe mobili del Centro di Raccolta, organizzate dalla segreteria provinciale.

Infine la sede viene trasferita presso l’ospedale “Carlo Poma” e tutte le donazioni vengono fatte al Centro Trasfusionale.

Gli anni’80 vedono l’AVIS di Mantova vivere un periodo di stabilità: si dona solo sangue intero e il continuo aumento delle donazioni nella Provincia crea una situazione di soddisfacimento della domanda che non incentiva la crescita delle donazioni cittadine (assestate intorno alle 700/800 all’anno). In questi anni, però, maturano i presupposti del cambiamento profondo che coinvolgerà tutto il sistema trasfusionale. Nel luglio del ’93 si introduce finalmente anche a Mantova, presso il Centro Trasfusionale, la donazione in plasmaferesi: il primo donatore sarà Augusto Sciascia.

L’emergenza AIDS pone in primo piano il problema della sicurezza; il propagarsi del virus HIV, non testabile nei primi mesi di incubazione, impone che sia il donatore per primo a garantire la sicurezza della donazione. Pertanto in questo periodo si intensifica una propaganda mirata a sensibilizzare i volontari su questo aspetto della donazione; essi stessi, prima di donare, firmano un documento di assunzione di responsabilità. E’ questo un salto culturale fondamentale, che fa del donatore, oltre che un generoso volontario, un operatore sanitario consapevole del proprio ruolo e garante di fronte alla società. Anche la medicina trasfusionale razionalizza l’uso del sangue:

  • separando il sangue nei suoi componenti, che vengono somministrati in modo mirato secondo la necessità;
  • ricorrendo, per gli interventi programmati, all’autotrasfusione;
  • introducendo il recupero interoperatorio del sangue.

Lo Stato riconosce, con la legge 107/90, che le donazioni volontarie, periodiche, gratuite, anonime e responsabili sono le più sicure. La legge afferma tre principi fondamentali nella definizione dei ruolo dei volontariato del sangue:

  • 1… sono riconosciuti la funzione civica sociale ed i valori umani e solidaristici che si esplicano nella donazione volontaria e gratuita del sangue e dei suoi componenti
  • 2… le Associazioni dei donatori volontari di sangue e le relative Federazioni concorrono ai fini istituzionali del SSN8, concernenti la promozione e lo sviluppo della donazione del sangue e la tutela dei donatori
  • 3… ciascuna Regione assicura la più ampia partecipazione dei donatori volontari e delle relative Associazioni o Federazioni alle fasi della programmazione dell’attività trasfusionale su tutto il territorio nazionale.

In breve lo Stato, che non e in grado di sostenere l’organizzazione complessa e troppo onerosa del reclutamento dei donatori e della loro organizzazione ha affidato al volontariato il compito di rispondere al bisogno di sangue e di emoderivati e di arrivare all’autosufficienza nazionale nella massima sicurezza possibile.

L’AVIS di Mantova, presa coscienza di questa rinnovata realtà, si attiva e si prepara ad un’altra trasformazione generazionale. Modifica profondamente la propria organizzazione, creando équipe di volontari, che si occupano di settori specifici. Attorno al Consiglio Direttivo si forma un gruppo di oltre trenta persone, divise secondo funzioni specifiche, il cui contributo proficuo e continuativo permette di approfondire le caratteristiche e le problematiche inerenti ai vari settori dell’attività associativa:

  • un gruppo svolge servizio di segreteria e tiene aperta la sede comunale tutti i giorni dalle 8.00 alle 10.00 per l’accoglienza dei donatori;
  • un gruppo opera 4 sere alla settimana per contattare telefonicamente i donatori, per le urgenze o per altri problemi;
  • un gruppo si dedica alle manifestazioni, alle feste e alle gite;
  • un gruppo si interessa della stampa;
  • un gruppo si occupa dei Progetti per la scuola;
  • Dal 1992 al 1996 questa attività ha dato risultati importanti:
  • 741 nuovi donatori (rappresentano un grande ringiovanimento della comunità Avisina e lo dimostra l’incremento dei bambini, figli di donatori, che ricevono dall’AVIS i doni della Befana: il numero è triplicato).
  • le donazioni sono passate da 892 dei 1991 alle 2200 del 1996.

Questi risultati devono comunque essere considerati non come un punto di arrivo, ma come un punto di partenza per un ulteriore incremento della attività.

L’attuale consiglio in carica lo puoi vedere nella pagina relativa in questo sito, ma ci sono alcuni nomi nel nostro cuore che non vogliamo e non possiamo dimenticare:

Augusto Casati ha dedicato all’AVIS tutto il suo impegno e il suo entusiasmo per il bene del donatore e la valorizzazione dell’Associazione. Attraverso un’oculata amministrazione delle risorse economiche, un tempo assai esigue (ma neppure in seguito mai veramente floride), ha permesso la realizzazione di programmi e di iniziative necessari a diffondere la cultura avisina. Basti pensare alla famosa “Maristella”.

Augusto Sciascia segretario dal 1956, mantenne questa carica con unanime consenso, fino alla sua morte, passando attraverso le traversie e le trasformazioni associative sempre con spirito conciliante e positivo: l’associazione non doveva mai perdere di vista l’importanza della donazione. Egli ne fu testimone in prima persona con il contributo straordinario delle sue 107 donazioni. La sua militanza si concluse solo con la sua vita.

Note

  • 1. Delibera del 10/2/1955 n’ 26; operativa dal 25/6/1955
  • 2. Verbale 10/1/54: “il volontario C.E. non è in condizione di pagare £ 12000 per cinque giorni di ospedale e visita specialistica, e £ 30000 per la dentiera”. L’AVIS paga l’ospedale deliberando un’apposita elargizione, mentre per dentiera e visita specialistica ottiene uno sconto: ” 20000 in tutto.
  • 3. La Cartiera Burgo sarà la prima a concedere di sua iniziativa un giorno di riposo per chi dona (verbale 15/5/55).
  • 4.  Il donatore Z.E. è dichiarato non idoneo “nonostante abbia già donato”, perché manca di requisiti morali;- B.A., detto “Risot” . viene espulso perché da un anno non ha svolto alcuna attività;- nella seduta del Consiglio Direttivo del 29/5/1956 viene persino proposto: “Sarebbe opportuno esigere da parte del nuovo iscritto l’esibizione del Certificato Penale”. (Naturalmente la proposta non passera, ma è sintomatico di un certo atteggiamento rigoroso il fatto che potesse essere proposto!)
  • 5. Come perito chimico si occupò di imparare e di far imparare agli altri la determinazione del gruppo sanguigno.
  • 6. La media Giornaliera era di 100 flaconi.
  • 7. Alberto Camurri ricorda che durante la Sagra di Sacchetta, ci fu un episodio molto commovente: durante la celebrazione della messa, al momento della consacrazione, don Nardino si interruppe, uscì dalla chiesa, si fece dare un flacone di sangue e lo pose sull’altare di fianco al calice.
  • 8. Servizio Sanitario Nazionale.

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